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2. Dalla Badia della Santissima Trinità o da Iaconti al Santuario dell’Avvocata

Durata : 11,4 km

Tempo di percorrenza: 7h 00′

Percorso – Senza grandi difficoltà
ma lungo.
Avvicinamento – Cava dei Tirreni
è facilmente raggiungibile in auto strada (A3) sia da Salerno che da Napoli. Dalle località della Costiera si raggiunge prima Salerno. Dal casello autostradale di Cava dei Tirreni alla frazione Corpo di Cava, sede della Badia distante circa 6 km. non occorrono più di 10 minuti.
Logistica – Dal santuario dell’Avvocata è anche possibile tornare a valle scendendo a Cetara o a Maiori da cui si può tornare alla Badia (organizzazione complessa).
Punti di ristoro – Bar e ristoranti nella frazione di Corpo di Cava e due fontanelle lungo il percorso.

La seconda passeggiata ricalca i passi di pellegrini in processione lungo un percorso considerato tra i “classici” della Costiera Amalfitana. Dalla badia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni fino al santuario dell’Avvocata sul monte omonimo. Quasi sempre il sentiero, dalla località Cappella Nuova in poi, offre un panorama costante sul golfo di Salerno.
A sinistra dell’abbazia una discesa porta al torrente Selano. Oltre un ponticello si segue il sentiero che attraversa un tratto di bosco (nei punti d’incertezza, sono di aiuto le marcature rosse del CAI). Il percorso è facile da seguire e l’unico punto in cui occorre prestare attenzione è in prossimità di una fontana con un casotto di cemento: la via da seguire non è la naturale prosecuzione verso sinistra, bensì la traccia alle spalle della fontana. Più avanti si raggiunge la confluenza della partenza alternativa (2b) e si prosegue diritto per altri trecento metri circa fino ad arrivare alla Cappella Vecchia, ridotto ad un rudere, rifugio più adatto alle capre che agli uomini. Da qui un sentiero scende in direzione del mare lungo la sella che separa il luogo dal Monte Falerio, e prosegue in basso a destra verso Cetara (percorrendo in senso inverso la parte iniziale del percorso n. 3). Si continua, invece, verso destra con minimi dislivelli.
Poco sotto la linea di cresta per quasi due ore passando per la fonte detta “Acqua dell’Avvocata”, sempre dritti fino al Santuario. Negli ultimi tempi il monastero è molto cambiato, lo spiazzo è stato ampliato, e vi è stato costruito un gran de capannone adibito a dormitorio per i pellegrini. Inoltre, tutto intorno, sono state allestite vere e proprie postazioni da barbecue con tanto di tavoli da pic-nic. Originariamente il complesso comprendeva soltanto il monastero costruito sull’originario romitaggio di Gabriello Cinnamo.
Nel 1663 il monastero venne affidato ai padri Camaldolesi che vi restarono fino al 1807. Spogliato degli arredi sacri e della fornitissima biblioteca, l’eremo venne adattato ad avamposto militare e poi definitivamente abbandonato.
La chiesetta dedicata a Santa Maria de la Vocata, nel 1838 venne devastata da un incendio: i ruderi sono ancora visibili sul lato interno del pianoro. ll fabbricato attuale risale all’inizio del secolo scorso e viene aperto periodicamente in occasione delle funzioni sacre e per la festa dell’Avvocata, il lunedì di Pentecoste.

In quel giorno, ed il lunedì successivo, detto “L’ottava ‘e Pasqua” il santuario diventa meta di fedeli provenienti dalla Costiera, dall’Agro No cerino-Sarnese e dalla zona di Cava dei Tirreni. Lunghe carovane solcano le pendici del Monte Falerio rinnovando una devozione secolare che culmina con la grande processione di mezzogiorno, tra i rintocchi di campane ed una pioggia di petali di rosa che accompagna la statua di Santa Maria Avvocata per tutto il tragitto. Dopo la processione la festa continua fino al tardo pomeriggio tra banchetti, abbondanti bevute e danze al suono delle “tammorre”.
In corrispondenza della chiesa, nella parete rocciosa sottostante il pianoro, si trova la Grotta dell’Apparizione. Scoperta nei primi anni del ‘500 da un pastore del luogo, il già citato Gabriello Cinnamo, guidato sul posto, si dice, da una colomba. La leggenda vuole che la Vergine Maria apparve al pastore che riposava nell’antro per esortarlo ad edificarle un altare. Seguì un lungo periodo di abbandono. Nel 1888 l’altare venne restaurato da un muratore devoto, e quattro anni dopo riprese il culto.
Per il ritorno si segue il percorso inverso. Si può variare il programma, scendendo verso Maiori (parte del percorso n. 4), Erchie (parte percorsi n. 3 e 4) o Cetara (percorso n. 3).


L’abbazia della Santissima Trinità

La fondazione dell’Abbazia della Santissima Trinità de’ La Cava viene fatta risalire a Sant’Alferio Pappacarbone, nobile salernitano di origine longobarda formatosi a Cluny.

Nel 1011 si ritirò in eremitaggio sotto la grande grotta Arsicia ai piedi del monte Finestra. Ben presto altri si unirono a lui. L’elevato nu mero di discepoli, portò alla costruzione, sul piano scosceso tra la grotta ed il fiume Se lano, una chiesa, e un piccolo monastero, il nucleo originale dell’odierna abbazia.
I resti delle costruzioni originarie, risalenti al I secolo d.C., e delle fabbriche romaniche sono ancora in parte visibili nei sotterranei dell’attuale basilica. Attualmente l’abbazia ospita un importante archivio, con circa 15000 pergamene (datate dall’VIII al XIX secolo) e la biblioteca che raccoglie preziosi manoscritti e incunaboli.


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